Litigi col partner – Crisi di coppia o “non mi ama più”? È necessaria una terapia di coppia? “Imparare a litigare”.
Litigare, discutere, arrabbiarsi con il partner può effettivamente essere il segnale di una relazione in pericolo, ma una certa dose di conflitto è “sana” e indispensabile per far maturare la coppia, non per forza siamo di fronte ad un amore finito. Se tuttavia l’incompatibilità di coppia risulta fuori ogni controllo, esagerata e danneggia spesso l’armonia della relazione oppure causa malessere tra i due è il caso di pensare a una terapia di coppia.
Crisi di coppia: quando serve una terapia di coppia.
Battibeccare, discutere, litigare, arrabbiarsi, addirittura infuriarsi tra fidanzati o tra marito e moglie è assolutamente “normale” e indispensabile, dunque non sempre è necessario l’intervento di un terapeuta di coppia, anche se un percorso psicologico individuale o di coppia è spesso, a prescindere, una buona iniziativa per conoscere meglio se stessi e l’altro e vivere con più consapevole serenità. Anzi, sarebbe più completo affermare che in qualsiasi relazione che contempli un certo grado di intimità e impegno il confronto acceso è fisiologico.
Una crisi di coppia, in ogni caso,va analizzata sotto moltissimi aspetti soprattutto perché ogni relazione è a sé, unica, con una storia del tutto propria.
Se pensiamo poi anche al significato etimologico della parola “crisi” (dal greco “krino” separare, discernere, valutare) ci rendiamo conto che “non tutto il male viene per nuocere”: essa non ha infatti quell’accezione negativa che si tende ad attribuirle oggi ma, anzi, permetterebbe di cogliere e vivere un momento di passaggio, anche di crisi di coppia, come una tappa di riflessione, di valutazione, di discernimento, presupposto necessario per un miglioramento e per una rinascita. Sicuramente uno psicologo, un terapeuta di coppia, può aiutare a vivere meglio e superare tale delicato momento, sia che il malessere sia generico e indefinibile sia che ci sia un concreto episodio da chiarire o un tradimento da superare e, in qualche modo, archiviare, recuperando la fiducia.
Sigmund Freud ci ha lasciato a proposito della bontà del sano litigio una riflessione eloquente: “Se due individui sono sempre d’accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi” e ci auspichiamo che sempre più persone, al giorno d’oggi, conquistino la forza e la possibilità di sviluppare preferenze e pensieri del tutto personali, da conservare e proteggere, nei limiti del rispetto altrui.
Certo, se almeno i valori principali della coppia sono autenticamente condivisi, ci si risparmierà una notevole fetta di dolore e senso di incomprensione, ma in ogni caso è facile che il litigio diventi per molti un modo per riversare sull’altro frustrazioni proprie (magari accumulate a lavoro), oppure che la comunicazione non sia sufficientemente chiara o vada a riattivare vissuti spiacevoli legati a personali nervi scoperti o precedenti relazioni (romantiche, amicali o familiari), quindi che le parole risultino, consapevolmente o meno, lesive e umilianti.
Nella pratica clinica quotidiana accade frequentemente di vedere coppie entrare in conflitto esattamente per gli stessi motivi attuando le medesime dinamiche da anni, in un infinito circolo vizioso che non si riesce a padroneggiare. Una vera e propria prigione figurata fatta di parole, frasi, gesti, comportamenti e schemi che si ripetono ad ogni “trigger” (stimolo scatenante)!
Spesso, oltre a ciò, la coppia cade nell’errore di confrontarsi generalizzando (“sei il solito pelandrone!) invece di offrire all’altro esempi specifichi (“hai lasciato in disordine il bagno”), si rifiuta ogni visione alternativa alla propria sullo stesso episodio, si è più concentrati sull’accusare e denigrare il “tu” (“tu sei freddo e insensibile!”) piuttosto che l’esprimere l’“io” e le proprie emozioni (“quando mi rispondi a monosillabi io mi sento rifiutata/non amata/mortificata…”).
Litigare, comunque, è anche un “buon segnale” in quanto indica un certo coinvolgimento all’interno della coppia che non appare così né stantia e vuota né poco autentica e non intima, anzi si potrebbe asserire che litigare troppo o non litigare affatto danneggiano la coppia in modo simile. L’indifferenza, l’ostilità silenziosa, l’atteggiamento passivo-aggressivo possono congelare la situazione in modo angosciante, inserendo nella coppia una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Inoltre, il conflitto sano e costruttivo porta a conoscersi meglio, rinnova la volontà nell’impegnarsi e non dare l’altro per scontato, spinge a sviluppare nuove vie per la negoziazione e l’innovazione, portando la coppia a uno stadio di maturità e intimità più profondo.
Per alcuni il discutere con l’altro risulta addirittura un fattore eccitante per il desiderio sessuale, una sorta di vivace afrodisiaco che invita a “fare la pace” con più intensità, come è, del resto, molto frequente anche il contrario, ovvero che frequenti o intensi litigi inibiscano la libido.
Il litigio dunque è naturale e accettabile a patto che non sottragga troppe energie alla coppia o a uno dei suoi membri, minando la sua autostima, creando ansia, stress, senso di inferiorità e inadeguatezza o, più in generale, disagio e malessere. In questo caso è utile pensare di iniziare un percorso psicologico di mediazione o una terapia di coppia per sviscerare a fondo la situazione e le dinamiche interne al legame di coppia. Allo stesso modo, anche una coppia troppo “piatta e silenziosa”, nel senso di “anestetizzata“, potrebbe beneficiare dal rivolgersi a un professionista per fare un bilancio della storia o introdurre nuovi stimoli, seppur sia meno frequente che tale coppia arrivi a un dialogo tanto profondo da decidere di fare il passo di rivolgersi a una terza figura.