Il peso delle bugie
Una piccola riflessione sul ruolo delle bugie, raccontate e ascoltate, tra fatica, insicurezze, paure e tradimenti.
Ad alcune persone capita di sentirsi pesantemente sopraffatte dalle bugie, proprie o da quelle altrui. Raccontarle e mantenerle in piedi poi, alla lunga, diventa un fardello pesante, richiede fatica e porta via energia.
Anche riuscire a costruire una storia coerente non è sufficiente, bisogna saper anche controllare il proprio linguaggio del corpo e mantenere la memoria di quanto raccontato, non facendosi ingannare da fatti reali, immaginati e fantasiosamente raccontati. Marc Twain, infatti, asseriva saggiamente che “se dici la verità, non devi poi ricordarti di nulla”. Una strada che può risultare in salita quella della Verità, ma che ripaga spesso con leggerezza, crescita, libertà e defaticamento, senza vivere nella tensione di far quadrare sempre tutti i tasselli del mosaico costruito.
Ne vale la pena? Alla lunga crea più disagio a chi la racconta o a chi viene ingannato?
Raccontare bugie spesso nasconde della paura: paura di non essere accettati, di perdere un vantaggio, una relazione… Senza superare l’insicurezza di fondo, si rischia di restare intrappolati in un’esistenza non autentica, in una spirale di bugie.
Simmetricamente, anche non voler vedere gli inganni nasconde spesso il non voler affrontare una propria insicurezza: questo avviene quando le persone intuitivamente percepiscono la bugia, ma si rifiutano di ammetterla coscientemente per non affrontare un dolore, ingannandosi a propria volta.
Accade abbastanza frequentemente nei casi di infedeltà: è piuttosto popolare la massima per cui spesso “la persona tradita è l’ultima ad accorgersene”. Sia chiaro, nessuno vuole e deve vivere sospettando, come può accadere con fiducia e autostima lacunose.
Tuttavia alcune ricerche suggeriscono che le persone sappiano intuitivamente smascherare le bugie, ma preferiscano dare più credibilità ai contenuti razionali proposti, anziché all’istinto.