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Ansia, ansia specifica, ansia generalizzata, ansia da prestazione, stress, panico… Ma soprattutto ansia sana! Non tutta l’ansia viene per nuocere: ognuno dovrebbe capire qual è il limite personale oltre il quale l’ansia diventa disturbo e tollerare e gestire quella che ci accompagna ogni giorno con “buone intenzioni”.

 

L’eccesso di ansia è una condizione diffusissima: si stima che in Europa (ogni area può presentare dati a sé, informazione che dovrebbe indurci a una profonda riflessione sul nostro stile di vita) almeno il 10% della popolazione sia colpita da veri e propri disturbi d’ansia, in particolare le donne ne sarebbero soggette.
L’ansia (dal verbo latino angere, “stingere”) presenta molte facce, forme, declinazioni personali. Si può essere “stretti dall’ansia“, infatti, per qualcosa di specifico o senza una causa ben definita (la paura, a differenza dell’ansia, ha solitamente un oggetto percepito come pericoloso ben definito e non ha quella caratteristica di preoccupazione e rimuginazione in previsione del fatto che potrebbe o meno accadere tipico dell’ansia), si può vivere tale malessere solo in determinati contesti e periodi o può essere uno spiacevole vissuto che non si allontana mai…

Tuttavia, considerare “l’ansia” in sé un problema è scorretto!
Non a caso l’incipit di questo breve articolo fa riferimento all’ eccesso di ansia e non al generale termine “ansia”, troppo abusato e spesso rivestito a priori di un’accezione negativa. Una certa dose di ansia, al contrario, è indispensabile per motivarci alla giusta attivazione per essere efficienti nei nostri compiti quotidiani (non mancare a un appuntamento, prestare attenzione a non far scadere le bollette, ecc.) e stra-ordinari (sostenere un difficile esame universitario, gareggiare in una competizione decisiva, ecc.).
Dunque è assolutamente comune e sano sentirsi in ansia in alcune situazioni, entro certi limiti e durate nel tempo, superati i quali si può parlare di veri disturbi d’ansia tra cui, è importante citare, la destabilizzante condizione di panico, che meriterà presto un approfondimento a sé.

Per rigore viene riportata l’attuale classificazione dei disturbi d’ansia, contenuti all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali ( DSM–5; American Psychiatric Association, 2013):

– Disturbo d’ansia da separazione
– Mutismo selettivo
– Fobia Specifica
– Disturbo d’ansia sociale
– Disturbo di panico
– Agorafobia
– Disturbo d’ansia generalizzato
– Disturbo d’ansia da condizione medica
– Altro Disturbo d’ansia specifico
– Disturbo d’ansia non altrimenti specificato

Il Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e i disturbi stress correlati (disturbo post-traumatico da stress e disturbo da stress acuto), all’interno dei Disturbi d’ansia nel precedente DSM-IV-TR, nel DSM-5 sono invece classificati all’interno di altre sezioni.

L’ ansia da prestazione, invece, è una forma particolare di ansia che si manifesta di fronte al dover essere “all’altezza” di un compito che prevede, spesso, il più o meno implicito giudizio altrui.

In ambito sessuale, l’ansia da prestazione relativa alla performance sessuale è un fenomeno di larga diffusione, ma al contrario di quanto solitamente si può pensare, esso non è limitato solo ai giovani o ai primi approcci intimi, magari con nuovi partner.
Un altro mito da sfatare sull’ansia da prestazione sessuale? Non è una condizione solo maschile!

Senti che l’ansia, nella vita quotidiana oppure in ambito sessuale, ti accompagna e ti opprime oltre a quanto riesci a sopportare? Prova ad affrontarla: inizia a parlarne.
E iniziamo tutti noi a essere più indulgenti verso noi stessi: nessuno è infallibile.