Infarto e Sessualità: l’intimità di coppia dopo un infarto e il ruolo della consulenza sessuale con lo psicologo – sessuologo.
Dopo il trauma di un infarto, la coppia deve fronteggiare la paura delle ricadute e della fragilità insita all’essere umano, mentre il sesso sembra diventare in molti casi un tabù da inibire e ricacciare con timore. Indispensabile risulta essere il ruolo della consulenza sessuale per la coppia che vuole restare unita e sconfiggere la paura dopo il brutto episodio.
Durante il recupero dalla maggior parte degli episodi di infarto del miocardio, ancora in poche occasioni viene dato uno spazio adeguato e sufficiente alla consulenza sessuale per il paziente e il partner, nemmeno nei casi di pazienti colpiti da infarto in età giovane (<50 anni), pur essendo ormai riconosciuta ampiamente l’importanza del benessere sessuale per la qualità della vita.
Dopo il pericolo acuto, infatti, non vengono spesso fornite informazioni su come vivere il sesso dopo l’episodio morboso (indagando anche come la sessualità fosse vissuta prima dell’evento), né affrontati temi importanti quali tempi e modalità di ripresa dell’attività sessuale, gli eventuali effetti dei farmaci a livello di desiderio e capacità sessuale o l’interazione con altri farmaci per aiutare la ripresa dell’attività sessuale. Soprattutto non viene fornito troppo spesso alcun servizio informativo e di supporto che dia uno spazio e un tempo al paziente (o alla paziente donna colpita da infarto) e al suo partner per affrontare lo stress legato al trauma e per confrontarsi sulla sessualità, senza dover rinunciare al piacere, magari ridefinendolo.
Il risultato della scarsa o inesistente consulenza sessuale in questi casi può portare a un “blocco” all’interno della coppia che teme così il ripetersi dell’infarto durante o in seguito al coito. La paura principale è dunque quella della morte, magari proprio nel mentre del rapporto sessuale.
Fare l’amore si trasforma così da un atto “vitale”, di scambio, di gioia, a un gesto rischioso, foriere di morte, come nel noto connubio metaforico di “Eros e Thanatos”, Amore e Morte. Ne consegue il rischio di sviluppo di disfunzioni sessuali legate al desiderio sessuale (abbassamento e inibizione della libido), assenza o difficoltà nel raggiungere l’orgasmo, oltre a disturbi legati al mantenimento dell’eccitazione, dell’erezione, o, per la donna, all’ottenemento di una sufficiente lubrificazione vaginale, con conseguente secchezza e rischio di dolore durante il sesso (dispareunia).
Dal punto di vista percettivo, anche i ruoli maschili e femminili rischiano di essere messi in discussione dopo un infarto: la donna vittima di infarto, ad esempio, potrebbe essere vista dal partner come più fragile e, di conseguenza, non essere più al centro delle avances del compagno, inducendola in questo modo a sentirsi meno attraente e femminile, minando la sua autostima e separando la coppia. Viceversa, quando il paziente è uomo, la sua compagna potrebbe non riuscire a riconoscerlo come il “maschio forte” a cui poteva essere abituata precedentemente all’infarto, rendendo l’uomo e la coppia più insicuri.
A livello di prevenzione, inoltre, in un contesto di scarsa informazione sessuale tra figure sanitarie e paziente, poche volte viene data sufficiente rilevanza all’interpretazione della disfunzione erettile come segnale precoce di rischio cardiovascolare. Di conseguenza l’uomo, magari in età matura che vede insorgere difficoltà nell’erezione, potrebbe preferire tacere, rinunciare al sesso oppure ricercare affannosamente (e non sempre lecitamente e in modo sicuro) un farmaco per sperare di recuperare rapidamente l’erezione, senza indagare adeguatamente le ragioni alla base della disfunzione erettile, analisi che potrebbe salvargli la vita se il disturbo erettivo fosse effettivamente un primo segnale di rischio d’infarto.
Appare indispensabile, dunque, che cardiologo e sessuologo imparino sempre più a dialogare tra loro per fornire ai pazienti una valida scheda di recupero che possa contemplare anche nuovi modi per mantenere legata la coppia, salvaguardando un’importante risorsa che protegga e rinforzi il paziente, attraverso un contatto fisico ed emotivo differente, se necessario, dal sesso penetrativo popolarmente conosciuto e finalizzato all’orgasmo, valutando quanto aumentare lo sforzo sessuale con gradualità, perché il piacere e l’intimità non siano mai abbandonati ma possano eventualmente trasformarsi nel tempo.